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L'Etruria Meridionale rupestre

L'Etruria Meridionale rupestre

Atti del convegno internazionale "L'Etruria rupestre dalla Protostoria al Medioevo. Insediamenti, necropoli, monumenti, confronti"

AA. VV.

Libro
Brossura filorefe
16,5 x 24 cm - 1570gr

580 pagine
Lingua italiano

ISBN 9788860606297


€ 29.00

Luglio, 2014

Uno dei territori più singolari e suggestivi dell’Italia centrale è senza dubbio la zona delle necropoli
rupestri dell’Etruria meridionale. L’incontro fra opera umana, con le sue forme evocatrici e i suoi
tagli a volte immani, e la materia naturale così lavorata; il fascino selvaggio dei luoghi, ancora in
parte (ma per quanto?) vergini, e il contrasto cromatico tra la vegetazione e i rossi vivi e i grigi caldi
del tufo: l’impressione di fantastici miraggi di città del passato che sembrano sorgere tra le macchie
dell’addensarsi delle sagome delle tombe intagliate: tutto questo rappresenta una delle più tipiche
manifestazioni di simbiosi fra archeologia e paesaggio, che si conoscono nella nostra penisola.
Queste parole di Massimo Pallottino, il fondatore dell'etruscologia moderna, poste ad incipit del
volume presentano, meglio di tante altre espressioni, il tema che viene affrontato dalla
pubblicazione. Questa preziosa eredità rupestre della civiltà etrusca che non si trova in nessun’altra
parte dell’Italia meriterebbe di essere riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Il
volume che presentiamo, raccoglie gli Atti del Convegno Internazionale organizzato proprio nel
cuore dell’Etruria rupestre, cioè a Barbarano Romano e Blera ed include una serie di relazioni e
comunicazioni di autorevoli studiosi italiani e stranieri che trattano temi riguardanti la geologia e
l’ambiente, la topografia storica, la storia, gli insediamenti, le necropoli e monumenti, l’architettura e
ideologia funeraria dell’Etruria rupestre (San Giuliano, Blera, Tuscania, Norchia, Castel d’Asso,
Sovana, ecc.) dalla Protostoria fino al Medioevo ma anche confronti in altre zone dell’Italia e del
Mediterraneo come in Asia Minore, nel vicino Oriente e in Africa settentrionale. Nessun’altra zona
dell’Etruria antica è così ricca di tombe etrusche di varia tipologia e grandezza databili fra il VII e il
III-II sec. a.C. Solo qui è documentato il fenomeno spettacolare dell’architettura funeraria rupestre
dal secondo quarto del VI sec. fino al III o inizio del II sec. a.C. Insieme ad altre importanti presenze
archeologiche di età pre e protostorica, del protovillanoviano e villanoviano, dell’epoca storica
etrusca, della fase romana, paleocristiana e medioevale. Le necropoli rupestri etrusche
rappresentano senz’altro il culmine archeologico della Tuscia. Nessun’altra zona dell’Italia offre
confronti validi a questo fenomeno così monumentale e impressionante al contempo
dell’architettura funeraria rupestre. Le tombe rupestri etrusche sono anche l’espressione di una
grande abilità tecnica ed artigianale e presuppongono un gran numero di architetti, scalpellini,
scultori e operai semplici ben organizzati ed esperti nel lavoro di scavare le rocce vulcaniche per
edificare intere necropoli. D’altronde le grandi necropoli rupestri riflettono anche nuove tendenze
urbanistiche e sono situate spesso lungo le strade principali di accesso alla città. Le tombe –
normalmente collocate in file su terrazzamenti – sono spesso ben visibili dall’altopiano della città, a
significare che esisteva un continuo contatto visuale fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.

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